Siamo in tre questa mattina, ultimo giorno prima del ritorno a casa. Siamo Davide, Enrico ed io, la meta delle ultime ore a New York è Lower Manhattan nei pressi di Ground Zero, staremo là un po', faremo qualche foto e poi ci divideremo. Loro per un giro in bici sul ponte di Brooklyn, io per visitare il Memorial 9/11 e per ricordare quel 11 settembre di nove anni fa.
Arrivati in metropolitana, scattiamo alcune foto. Il grande isolato, lo squarcio lasciato dall'attentato, è un cantiere con gru, operai e camion che entrano ed escono. L'altezza è quella del suolo, solo le fondamenta sono terminate e poco più. Un edificio che poi scoprirò essere il basamento del futuro grattacielo One World Trade Center (o Freedom Tower). Noi facciamo un giro da Vesey Street dove al numero 20 ha sede il Preview Site, un ufficio dove si vede il plastico del futuro quartiere, i progetti, soprattutto del Memorial&Musem, una fontana rettangolare cche scende a cascata su un lago sottostante, sul parapetto di marmo i nomi delle quasi 3000 vittime degli attentati dell'11 settembre (a NY, Washington e Shanksville PA per la caduta del UA-93).
Proseguiamo per Church Street per fermarci in un negozio e poi pranzare da TGI Friday, quindi ci separiamo. Io ritorno verso Liberty Street dove sede il Tribute WTC Center Site. Qui si acquista il biglietto per un tour con audioguida e poi una mostra che visiterò dopo. Prendo le cuffie dopo una coppia americana, ma presto ci separiamo e perdiamo durante il percorso. Subito dopo il Center, sempre in Liberty, ha sede una stazione dei pompieri con i camion rossi cromati, all'angolo si svolta in Greenwich Street, dove è presente una lapide con le foto dei 350 pompieri morti durante il crollo delle torri, coloro che erano troppo in alto e i tanti che al comandi di uscire si sono rifiutati di obbedire ed hanno proseguito. Di fianco un bassorilievo in rame con le torri ed i pompieri.
Proseguo e svolto in Albany Street costeggiando il cantiere, la voce della guida descrive via via i concitati momenti di quella giornata, raccontati da protagonisti, poi pause per raggiungere un altro punto ove proseguire con l'ascolto. Raggiunta la West Side Highway si sale su una scala per raggiungere un corridoio sopraelevato e di lì si inizia a vedere il cantiere, ma il racconto parla delle torri, di dove erano posizionate, la Torre Sud e la Torre Nord ora scomparse. Io le avevo visitate nel 1993, mia prima visita negli USA, ricordo l'ascensore che toglieva il fiato per portarti al novantottesimo piano e la vista incredibilie verso il basso e verso l'altra torre.
Il bianco corridoio conduce all'ingresso dell'edificio WTC 1 rimasto molto danneggiato dal crollo delle torri, ma riaperto dopo pochi anni. I resoconti dei protagonisti sono commoventi, raccontano di persone scappate o richiamate di corsa per andare a soccorrere. Passata la porta di WTC 1 si giunge ad una sala ottagonale con una strana scala circolare in mezzo, tutto marmo lucidissimo. Per guardare dalle finestre più agevolmente delle panche di marmo verde, io mi siedo guardo le gru e gli operai di fronte a me. E' il turno della voce narrante che accompagna il tour, lui è un pompiere in pensione, era a casa quella mattina e ricevette una chiamata concitata dal figlio, pompiere in servizio, che lo invitava ad accedere subito la televisione e termina che quella fu l'ultima volta che sentì la voce del figlio. Le lacrime mi hanno rigato il volto e sono rimasto a lungo a guardare l'enorme cantiere e ripensare al cielo azzurrissimo di quella mattina di settembre.
Proseguendo si passava poi all'edificio adiacente WTC 2 e di lì ad un immenso atrio interno il Winter Garden, tutto in marmo con colonne altissime e palme all'interno. L'enorme vetrata era esplosa dall'onda d'urto provocata dal crollo, poi ricostruita. Anche qui un'ampia vetrata verso il cantiere. E poi quel bambino la cui madre e padre sfuggiti al crollo ma bloccati nel Lower Manhattan per poter essere evacuati in battello, lui che è rimato solo ad attendere i genitori all'uscita dalla scuola, poi aiutato dagli insegnati fino all'arrivo del nonno e la certezza di essere rimasto orfano. Invece no, i genitori sono arrivati dopo quattro ore, incolumi. E tanti altri frammenti di vite spezzate o salvate dal destino, da dove ti trovavi in quell'istante. Il racconto di un pompiere all'esterno dell'edificio quando ha visto crollare la torre ed è stato investito dalla densa nube che toglieva il fiato ed essere rimasto tramortito fino a quando qualcuno l'ha strattonato e trascinato via.
Ascolto guardando ora l'interno del Winter Garden a lato di una scala a cerchi concentrici che sale verso il piano rialzato dove sono io, vedo una ragazza che taglia l'atrio, ha un tailleur nero, capelli neri lunghi e lucenti che ondeggiano mentre sale veloce la lunga gradinata, ha in mano un sacchetto di carta, immagino il pranzo, nell'altra una borsa da ufficio; salendo tiene la bocca lievemente aperta, poco dopo mi passa di fianco spedita, con tacchi a spillo ondeggiando in avanti con eleganza. Penso a quante persone come lei, sono andate un mattino in ufficio per non tornare più a casa, oltre 2600 nel crollo di queste torri..
Ritorno sui miei passi ascoltando i racconti del dopo, di chi ha atteso invano per tutta la notte dell'11 e poi convincersi che i propri cari non sarebbero più tornati. Quelle 1600 persone sono state identificate finora, scomparse in un boato durato meno di dieci secondi. Dei funerali senza bara e di quelli con la bara praticamente vuota. Ripenso al silenzio della nube che ha offuscato il cielo per chilometri, al fuoco che è bruciato per settimane, all'acre odore di disinfettante misto alle polveri, alla rimozione penosa della macerie, alla ricerca di frammenti, anche solo frammenti di vite spezzate. Io vidi Ground Zero se non ricordo male nell'estate del 2002 o forse 2003. Gli edifici rimasti sembravano bombardati come a Beirut, come a Kabul e Baghdad oggi.
La voce ora parla dell'associazione che ha promosso l'idea di ricordare le vittime creando il Memorial che verrà inaugurato il prossimo anno. Questa visita fa parte delle loro attività.
In ultimo ho visitato la mostra con alcune teche (un oblo deformato, una trave di acciaio, pochi altri oggetti impolverati, poi migliaia di fotografie, le piastrelle, i disegni dei bambini, la possibilità di condividere un pensiero.
Sì, è tempo di ricordare, di ritornare su quel 9/11 e continuare a cercare di capire. Io ho già letto il Rapporto ufficiale ed ora ho comprato un paio di altri libri per leggerli nel corso del prossimo anno.
La memoria deve restare.
SoCon11 – Social Media Meets Mobile
13 years ago
Quell'undici settembre ero a casa, la mia amica mi chiamò dal negozio in cui lavorava per dirmi di accendere la tv perché era successo qualcosa "in America", ma non capiva cosa. In televisione feci fatica a convincermi che era tutto vero, che non era un telefilm, o magari una nuova Guerra dei Mondi. Poi ho visto film, documentari, letto analisi, ma quel senso di vuoto e di precarietà non lo dimentico.
ReplyDelete