Wednesday, March 11, 2009

Primo Levi di Philippe Mesnard

Un libro prima da sfogliare se amate Levi, o volete iniziare a conoscerlo, o solo per vedere le tante immagini che lo accompagnano. Già in copertinaun Levi giovane, forse ventenne o poco più, con gli occhi socchiusi dalla forte luce, i capelli spettinati ed un accenno di sorriso, le mani in tasca, una camicia rigata dall'ampio colletto con sopra uno strano giubbotto con la chiusura da un solo lato.

Nel libro poi lo vediamo bambino in braccio alla mamma o con la sorellae le cugine, a scuola nelle foto di classe fino a quella seria e composta del Liceo D'Azeglio di Torino, poi con amici in montagna, anche Alberto Salomoni e Sandro Delmastro, caduto nel '44 come primo comandante del Partito d'Azione, entrambi descritti nel Sistema Periodico e in altri scritti. Poi i volti sorridenti delle amiche Vanda Maestro e Luciana Nissim arrestate con lui dai miliziani in Valle d'Aosta, e poi internate a Fossoli in Romagna a fine gennaio 1944 e di lì in uncarro bestiame blindato dall'esterno con destinazione Auschwitz il 22 febbraio 1944. Vanna verrà gassata durante la grande selezione di ottobre che Levi ha descritto in Se questo è un uomo, lui sopravvivrà ed anche Luciana. Poi le foto del dopoguerra, della Duco di Avigliana e della Siva di Settimo Torinese e le tante dei suoi interventi pubblici dagli anni '60 fino alla fine.

Belle anche le riproduzioni delle sue poesie, delle copertine dei suoi libri, della cartolina che Levi scrisse ad Auschwitz e diede al muratore fossanese Lorenzo Perrone (mio compaesano) e che fu recapitata a Bianca Guidetti Serra e da lei alla famiglia. Ovviamente non abbiamo la risposta recapitata da Perrone a Levi di certo distrutta perché gli sarebbe costata la sua vita.

Di certo anche il testo va letto, è molto interessante, stringato fino al limite in alcune parti solo abbozzate, molto articolato in altre, ad esempio quando spiega l'evolversi della scrittura di Levi e dei suoi libri.

Fa effetto vedere l'ampiezza della bibliografia degli scritti di Levi: libri, poesie, articoli, riduzioni delle sue opere per il teatro o per la radio, ma poi i tanti studi su di lui, le biografie, gli articoli, un mare in cui di certo cercherò di proseguire il cammino. In USA recentemente ho cercato in più e più librerie la biografia edita solo in inglese di Ian Thomson, dovrò cercarla online se vorrò leggerla.

La scrittura di Levi mi colpisce sempre, ne apprezzo le riflessioni, il modo in cui le espone. La profondità dell'ultimo saggio I sommersi esalvati, scritto poco prima della sua morte.

L'altra sera alla stazione di Porta Nuova ho cercato e ritrovato la lapide di un anniversario dell'Aned che porta una frase di Levi, l'immagine era nel libro e la riconoscevo familiare avendola vista centinaia di volte. A Settimo Torinese un traliccio dell'ENEL riporta grandi le cifre del numero tatuato sul suo braccio, io tutte le volte che sono stato a Boston sono andato al Monumento alla Shoà con le sue torri di vetro che fumano vapore acqueo e raccolgono incisi tutti i numeri dei di morti nei campi di concentramento. In una di esse è incisa una frase di Levi con il suo numero.

Non sono ancora sceso fino al 75 di Corso Re Umberto a Torino, casa in visse, anche se a pochi isolati dalla stazione che frequento ogni giorno, ci andrò e poi forse cercherò di entrare nell'androne per vedere al tromba delle scale da cui cadde.

Le sue parole mi mancano ...

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