Monday, June 14, 2010

CATS - Dietro le Quinte


Riprendo le note con il resoconto di uno spettacolo per bambini di una scuole dell'Infanzia di Fossano, Italy.


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Lunedì 7 giugno abbiamo vissuto un giorno di passione, di strizza e di felicità. L'agitazione non era proporzionata all'evento: spettacolo per i nostri figli, per quel centinaio di loro compagni alla scuola dell'infanzia e per una folla di genitori, nonni ed affini.


Lo spettacolo però era complesso, una riduzione del musical Cats. Eravamo una famiglia di una ventina di gatti scatenati nel ballare, cantare e fare scherzi. Il tempo ci ha fatti penare, per ben quattro volte in due giorni si è smontato e rimontato l'impianto di amplificazione per spostarci da un cortile ad un salone e viceversa.


Io, a dire il vero, mi sentivo particolarmente coinvolto. Mia la proposta di questo spettacolo a genitori piuttosto perplessi fatta a gennaio. Mio il lavoro di ricucire e rifinire la sceneggiatura composta da contributi di vari genitori. Mia la scelta di restare il più possibile aderenti alla versione originale prendendo musiche, movimenti, parole e sincronismi. Per noi impacciati, scoordinati e stonati. Agli occhi di tutti sembrava un'impresa impossibile, lo era anche per me, ma non doveva trasparire. Non potevo cedere, non lo volevo e non so bene perché. Che cosa mi abbia affascinato quell'unica volta che lo vidi e poi le innumerevoli volte che ho rivisto il DVD.


I tempi erano stretti, decisione a fine gennaio, sceneggiatura pronta a inizio marzo, soli tre mesi per provare e giungere lunedì scorso alla prima (e forse unica edizione). Ormai lo sapevo, le prove fino all’ultimo sarebbero state un disastro, ma fondamentali per permetterne la riuscita. Nessuno ricordava le battute, neanche io. Però fin da subito una luce si è accesa negli occhi di coloro che cammin facendo si sono aggregati. Tutti avevano accettato la sfida.


Poi i costumi, bravissima Stefania, partendo da tute bianche alla RIS di Parma, dipinte a bomboletta fino a diventare felinamente e variatamente maculate, poi gli accessori: orecchie, cambaletti, code, nasi da topo e corpetti da scarafaggio.


E il faticoso taglia e cuci di parole, gesti e musiche, quasi un incubo. Qui l'artefice massimo è stato Enrico che ha fatto miracoli per far combaciare i tempi delle musiche bellissime di Broadway alla nostra recitazione incerta e zoppicante. Anche la trasmissione Amici ci ha aiutato, infatti avevano proposto una versione italiana della canzone Memory (Giulia Ottonello), cantata in inglese originariamente da Elaine Page e poi da Susan Boyle su YouTube.


Un monumento a Claudia che ci ha ospitato, settimana dopo settimana, nel piano superiore del suo capannone per spruzzare e provare. Costante la presenza della piccola Arianna ed il piccolo Alessandro di Simona che ci hanno accompagnato tra una poppata, un pianto ed un sonnellino, per tutte le prove. Temo subiranno dei traumi permanenti dopo questa avventura.
Venerdì e sabato erano trascorsi alla frenetica ricerca del mixer essendo in riparazione quello della Corte dei Folli. Infine domenica il ritrovo, finalmente a scuola, per montare la scena minimalista sul palco del Comune già pronto in cortile e poi duplicata nel salone essendo elevata la probabilità di pioggia per lunedì mattina. Cavi da collegare, microfoni da provare, e ancora le due ultime prove finali. La prima pessima, interrotta dalle mie urla di disappunto e di incitamento. La seconda senza interruzione nel salone indossando i costumi. Io mi ero arreso, che andasse come doveva andare. Di certo il Ballo Jellicles iniziale era migliorato costantemente, ormai tutti sapevamo quando avremmo dovuto cantare e come poi ballare in sincronia.
Stanchissimi, ma allegri nella cena in pizzeria a notte fonda in dodici più gli immancabili due pargoli. Ultimo in bocca al lupo, per una notte in cui il sonno non voleva arrivare, fino a sentire il ticchettio della pioggia e poi il canto degli uccelli mattutini. Una doccia bollente con occhiaie profonde e l'ansia di aver ormai varcato il nostro piccolo Rubicone.


Ho accompagnato mia figlia a scuola per attendere l'arrivo del primo gruppetto di gatti ed andare a fare una colazione di buon auspicio. Eccoci quindi all'ultima ora. Il cielo scuro e minaccioso che invitava a restare al chiuso, la spola dentro e fuori per leggere segni di miglioramento, il punto di non ritorno era a venti minuti dall'inizio della festa. Ad un certo punto vedo che le bidelle stanno portano fuori le panche ed i teli per far sedere i bambini. Ho chiesto loro e mi hanno diretto alle maestre, a loro la richiesta se si rendevano conto che la pioggia averebbe rovinato tutto non essendo possibile poi smontare e rimontare l'impianto acustico in poco tempo. Benché non convinto ho dato il via a portare tutto nuovamente fuori, mentre a turno venivamo truccati con cerone, baffi e capelli arruffati (eccoci qui, poco prima dello spettacolo).


Gli ultimi minuti sembrano eterni, gesti impazienti, sguardi persi, parole che scompaiono in un blank della memoria, sudore. Eravamo tutti ammassati dietro la scena ad attendere il discorso di accoglienza che non arriva mai, l'ingresso ordinato dei bambini con magliette coordinate con il colore della sezione e orme felpate sul dorso. Noi a sbirciare dal tendone la folla che creava un brusio di fondo ed individurare i nostri figli. Poi di colpo inizia la musica e la voce di Laura che recita il prologo, noi già pronti ad entrare ai lati del palco, con il cuore in gola e le mani sudate. Cambia musica e dei brevi fraseggi danno il via agli ingressi di tutti i gatti accucciati sparsi per la scena, io sono l'ultimo, dopo un tintinnio mi sollevo in piedi e grido la prima strofa. La macchina è partita e non si fermerà, nè amnesie, nè intoppi lo potranno fare.

È incredibile come dopo tanta attesa tutto avvenga in un attimo. Le scene inziate terminano in un lampo, chi entra in scena è già fuori a chiedere come è andata, la risposta è sempre la stessa: benissimo, i bimbi ridono ed i genitori applaudono. Le parole, i gesti, la musica, tutto scorre come un fiume. Via Genni Millepunti, poi Tiramolla, Mefistofele con le folate di fumo bianco e Gattatic/Gattotac, con Bombalurina, Etcetera, Exotica, Cassandra, Demetra, Jellylorum, Victoria, Shimbleshanks ed Munkstrap (io). Ci ritroviamo tutti insieme nei due intermezzi quando sono i bambini a cantare e sorridiamo felici, rileggiamo frenetici le prossime battute che non vogliono restare a mente.


Nella scena finale siamo tutti accucciati e Grizabella inizia a cantare Memory (in playback al microfono fuori scena è Cristina con l'aiuto di Rebecca). La canzone è bellissima e commovente, gli applausi scrosciano più volte, Victoria si alza e simula una danza per far tramontare la luna e sollevare il sole nascente prima del duetto finale. Bellissimo, poi le parole di Vecchio Matusa per eleggere Grizabella sua sostituta e l'ultimo accenno al ballo scatenato per uscire di scena. Rientro solo io per le parole finali, ripulite da moralismi e melensità, che cercano di concludere come TS Eliott. Risate dei bambini. È fatta!


Un fragoroso applauso meritato da tutti, anzi a noi basta la gioia di questo istante donato e ricevuto.


Paolo (07.06.2010)